Curiosità sul caffè

Storia del caffè: origine e diffusione di un tesoro

Da dove viene il caffè, dove nasce e com’è arrivato sulle tavole degli italiani

Avete mai provato a contare quanti caffè avete bevuto nella vostra vita? Probabilmente tantissimi, così tanti da non poter essere quantificati. Ma qual è la storia del caffè? Come è diventato così popolare? E com’è arrivato in Italia?

Origine del caffè, tra storia e leggenda

Prima di iniziare a raccontare la diffusione del caffè bisogna raccontare di un’usanza così importante e così suggestiva da essere rimasta immutata per secoli e che rappresenta la condivisione e la ritualità stessa della bevanda più famosa di tutte: la cerimonia del caffè etiope.

Dopo aver preparato l’ambiente con fiori freschi e incenso, una donna metteva una padella di rame sul fuoco gettandovi manciate di caffè crudo che faceva tostare fino a inebriare la stanza di un profumo unico. Con un movimento circolatorio, muoveva la padella e lasciava che i chicchi si gonfiassero e cambiassero colore fino al tipico crepitio e all’imbrunimento degli stessi. Mentre la fase della tostatura volgeva così a termine, cominciava quella di macinatura: dopo aver tolto i chicchi di caffè dal fuoco, li disponeva in un mortaio in pietra e iniziava a schiacciarli con il pestello fino ad ottenere una polvere di caffè a grana molto larga che in quantità considerevoli veniva spostata in una jebena (una brocca a collo stretto), ricoperta d’acqua e posta sul fuoco. Dopo qualche minuto, la bevanda al caffè era pronta, veniva filtrata attentamente e offerta in 3 giri differenti (il primo giro per i padri, il secondo per le madri, il terzo è la berekka, la tazza della benedizione), portando la cerimonia ad una durata minima di almeno un’ora.

Il caffè, quindi, accompagna le giornate dell’uomo da lungo tempo, con brevi pause o lunghi rituali ed è l’unica bevanda di cui difficilmente riusciamo a fare a meno.

Se dovessimo ripercorrere la storia del caffè e le sue origini, dovremmo ritornare molto indietro nel tempo e fermarci in uno dei luoghi più inesplorati e affascinanti dell’Africa, l’Oromia nella regione del Kaffa, a sud dell’Etiopia.

 

Storia del caffè: una storia antichissima

In Oromia, terra che produce ancora oggi circa l’80% del caffè etiope e dove sono stati raccolti per la prima i magici frutti delle piante di Coffea Arabica, già 3000 anni fa le tribù indigene usavano inserire i semi macinati del caffè in pallottole di grasso, preparando una sorta di snack energetico molto utile durante l’intensa attività di pastorizia e i lunghi spostamenti. Oltre a queste piccole preparazioni, erano frequenti la fermentazione della polpa zuccherina delle drupe mature di caffè per ottenere una sorta di vino lievemente alcolico e la cosiddetta cerimonia del bun-qalle in cui le tribù oromo preparavano una specie di antenato del nostro caffellatte cuocendo i grani di caffè nel burro e mescolandoli a latte dolce.

Come il caffè sia passato dal Corno d’Africa alla zona yemenita non è ancora chiaro, alcuni dicono per via delle guerre combattute proprio tra le tribù oromo e gli yemeniti, altri per via degli abili mercanti arabi i quali si spingevano nell’Africa più nera per reclutare schiavi da vendere. Fatto sta che giunge nell’area dello Yemen attraverso il Mar Rosso e qui, all’incirca nel X secolo d.C., fu coltivato per la prima volta dando così vita ad una delle attività economiche e commerciali più redditizie di sempre.

In questa zona le prime bevande al caffè furono qishr e bunna.

 

Storia del caffè: il gishr e il bunna

Il qishr è un’infusione, più simile a tè che al caffè, preparata con bucce di frutti del caffè essiccate e bollite, invece il bunna è ottenuto pestando le bacche di caffè – queste venivano fatte bollire dando vita più che ad una bevanda ad un miscuglio di cui veniva bevuta sia la parte liquida che la parte solida, fino a quando non si decise di arrostire le bacche prima di bollirle più volte, un procedimento simile a quello del caffè alla turca che tuttavia farà la sua prima comparsa nel XVI secolo.

 

Storia del caffè: il caffè e lo Yemen

Con l’andare del tempo, la coltivazione della pianta di caffè si diffuse in tutto lo Yemen e conquistò le popolazioni musulmane e arabe le quali, non potendo bere la polpa zuccherina alcolica a causa dei loro precetti religiosi, cercarono in tutti i modi una preparazione adatta a loro, non alcolica ma che donasse una particolare energia, aumentasse la concentrazione e lo stato di veglia durante la giornata.

Nel XIII secolo lo Yemen possedeva il controllo della coltivazione e dell’esportazione di caffè, una sorta di monopolio che tentò di proteggere in tutti i modi, addirittura impedendo di portare fuori dalle terre consentite germogli o piante di caffè. In questa fase prese piede un luogo importante il cui nome rimarrà impresso per sempre nella storia mondiale del caffè, il porto di Mokha: dal XV al XVII secolo Mokha divenne il maggior mercato di caffè nel Mar Rosso, tanto da dare il nome ad una delle varietà di caffè più pregiate al mondo, il Mokha Yemen.

L’egemonia yemenita, purtroppo, non ebbe vita lunga: un pellegrino indiano di nome Baba Budan, a seguito di una ribellione locale che lo vide a capo di musulmani e indù, tornando in India decise di portare con sé il meglio della penisola arabica: il caffè. Ingoiò sette semi e riuscì a portarli oltre il confine, precisamente nel distretto Chikkamagalur, dove diede vita ad una piantagione esistente ancora oggi, Plantation Bababudan (infatti l’India rimane uno dei più grandi paesi produttori di caffè con standard qualitativi e quantitativi elevati).

 

La storia del caffè in Europa e in Italia

Prima di arrivare al nostro amato caffè napoletano, la nostra bevanda dai poteri magici ha percorso moltissime strade, in giro per l’Europa e per l’Italia.

Diffusosi tra le popolazioni arabe e musulmane, il caffè non rimase a lungo sconosciuto ai mercanti veneziani: la Repubblica di Venezia, in un eterno conflitto con le altre repubbliche marinare per egemonia sui mari e sugli scambi commerciali, si trovò a fronteggiare l’Impero Ottomano e l’assedio dell’isola di Lepanto dal quale uscì vittoriosa nel 1571 solo grazie all’aiuto della Lega Santa (Spagna, Repubblica di Venezia, Genova, Granducato di Toscana, Ducato d’Urbino, Cavalieri di Malta e Ducato di Savoia).  Dal confronto con i turchi, Venezia venne fuori vincitrice ma particolarmente indebolita, soprattutto per quanto riguarda i commerci e il predominio sul Mediterraneo, infatti fu costretta a pensare a nuove attività mercantili che le consentissero di tornare in auge: l’acquisto dagli Ottomani di un carico di caffè da portare in Italia fu la chiave. Questo avvenimento è datato 1615, di qui si può far partire il commercio del caffè che durerà per secoli e secoli.

Il primato veneziano nel commercio di caffè non fu duraturo, infatti a scalzare Venezia dalla prima posizione arrivò l’olandese Pieter van der Broeck che, dopo aver trafugato delle piante di caffè in Yemen, le piantò a Ceylon e Giava, diffondendole pian piano dovunque, dal Suriname ai Caraibi fino ad arrivare alle serre reali del Jardin des Plantes di Luigi XIV dove le piante produssero i chicchi utili a preparare il caffè che nel XVIII secolo spopolò alla corte di Francia.

Cosa accadde a Napoli?

Data la certezza storica dell’arrivo del caffè in Italia nel 1615, ciò che stranisce e a tratti sorprende è che, almeno all’inizio, il caffè a Napoli fu del tutto ignorato: i napoletani non appaiono immediatamente grandissimi bevitori di caffè. Nonostante già a Roma, Venezia e Firenze fosse una bevanda diffusissima, a Napoli stenta a decollare fino all’Ottocento e alla comparsa dei caffè letterari e politici che invasero le strade della città e che portarono moltissimi illustri studiosi, pensatori e liberali a incontrarsi in questi luoghi discutere del mondo e bere caffè, sul quale pian piano si diffusero scritti e pubblicazioni di ogni sorta:  divenne una specie di mito, una bevanda magica a cui tutti dedicavano pensieri, parole, opere, tanto che da quel momento in poi non si potrà più pensare a Napoli senza pensare al caffè, anzi al caffè napoletano.


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